Mercoledì 4 ottobre 2017

La città che si rigenera ha bisogno di sperimentare nuovi percorsi con filiere produttive in grado di fornire soluzioni concrete sul piano economico, ambientale e sociale.

Percorsi che sono stati delineati nell’ultimo Club REbuild e che verranno proposti con Assolombarda, mercoledì 18 ottobre, a REbuild Milano. Il Viceministro Nencini, che sta seguendo da vicino il processo in corso, ha invitato a Roma, lo scorso 26 settembre, la Community di REbuild ad un confronto con MIT, MiSE e Ministero dell’Ambiente.

Il Viceministro ha riconosciuto la necessità di attivare un piano di edilizia industriale che sappia tagliare i tempi e i costi garantendo qualità e prestazioni. Un piano che sappia anche abilitare interventi di riqualificazione integrati con la necessità della messa in sicurezza e dell’efficientamento energetico.

“La crescente attenzione verso la questione urbana può dare impulso all’economia ed alla coesione sociale e configura importanti obiettivi come la rigenerazione di aree urbane, il rinnovo edilizio e l’efficientamento energetico degli edifici – ha affermato il Viceministro. Una nuova “gestione urbana” individua nelle città i soggetti innovatori della programmazione e, anche con interventi fattibili e coerenti sin dalla scala “micro”, produce cambiamenti significativi. Il “driver” dell’edilizia nel dare corpo e valore all’armatura fisica urbana, apre ad occasioni di compartecipazione pubblica e privata, supporta la ripresa della produttività, interpreta le risposte ai bisogni dei cittadini, realizza il miglioramento dei servizi e concorre al welfare urbano e territoriale. Esso declina alcune perfomance fondamentali: messa in sicurezza del patrimonio edilizio, rigenerazione delle parti di città degradate, riqualificazione edilizia per il risparmio energetico in edifici pubblici e privati. Nell’urgente circostanza di riqualificare e/o sostituire un enorme porzione del patrimonio edilizio, emerge sempre più la necessità di promuovere azioni che possono contribuire all’innovazione ed alla dinamicità del rinnovo urbano. L’edilizia “off-site” può sicuramente configurarsi come elemento di discontinuità tecnologica rispetto all’attuale processo manifatturiero, in quanto può implementare l’efficacia della filiera edilizia avviando cicli produttivi che trasferiscono importanti segmenti dell’attività edilizia dal cantiere alla fabbrica. Il cambiamento di alcuni processi interni, potrà incrementarne anche la produttività e la qualità”.

L’edilizia off-site - ibridazionetra edilizia e manifattura, tra fabbrica e cantiere, proposta a giugno da REbuild - è già realtà per molte imprese italiane che però trovano mercato solo all’estero. Il tipo di domanda in grado di catalizzare lo sviluppo di questo settore è, infatti, perlopiù quella pubblica che in Italia manca. Il Viceministro ha, riguardo a questo, riconosciuto che “occorrerà riconsiderare le potenzialità del mondo dell’industria delle costruzioni nel suo complesso e nell’indotto, anche con il coinvolgimento di produttori di materiali più ecocompatibili, di una filiera, cioè, in grado di impegnarsi su un progetto di vera politica industriale di ambito. La leva economica dell’intera filiera delle costruzioni può tornare al centro dei processi produttivi anche attraverso operazioni di rigenerazione, condivise con un partenariato pubblico-privato “a monte”, cioè sin dall’atto della concezione degli interventi, collaborando alla migliore capacità di regia dell’operatore pubblico. L’attuale politica del Governo, avviando un importante sostegno alla ripresa delle attività produttive, ha assegnato alla rigenerazione urbana significative risorse economiche basate sulla promozione di programmi d’intervento in risposta a ritardi e bisogni del Paese, puntando anche a modelli che volgessero uno sguardo a futuri orientamenti dell’abitare. Anche l’edilizia “off-site”, nella sua specificità, potrà contribuire in maniera sostanziale a tale progettualità”.

I passi concreti da mettere in campo non mancano. “La realizzazione di opere pubbliche, il dissesto idrogeologico, la rigenerazione urbana, il recupero di beni culturali, i progetti finalizzati allo sport, l’housing sociale, l’edilizia scolastica, l’efficientamento energetico degli edifici, le smart city, la semplificazione burocratica, la digitalizzazione del Paese e idonee misure di tassazione, costituiscono il “mix strategico” a cui vanno configurati i processi di quella politica di rigenerazione più volte richiamata che, se incentivata da investimenti e misure di defiscalizzazione, potrà sostenere il recupero di un grande numero di aree dismesse o sottoutilizzate, di quartieri degradati  e socialmente nocivi per le comunità che li abitano – ha concluso il Viceministro. Su queste opzioni strategiche, al MIT si sta lavorando sull’avvio di nuovi orientamenti e  cambiamenti che necessitano di una regia panoramica, di un coordinamento basato su processi partecipativi e su modelli rivolti a nuove articolazioni della trasformazione. In tale contesto, il “Club REbuild” potrebbe configurarsi come valido interlocutore. Siamo al lavoro con il Mise e il Ministero dell’Ambiente per avviare concretamente il procedimento”.

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