Mercoledì 9 aprile 2025
Dallo spazio all’edilizia: Innovazione e modelli di crescita economica
La tecnologia sviluppata per lo studio e la ricerca nello spazio trova, ormai da tempo, applicazioni altrettanto fortunate ed efficaci sulla Terra. Ma il modello virtuoso che REbuild vuole indagare per sondare le potenziali applicazioni anche nel settore edile è l’ecosistema economico di un settore in forte sviluppo, trainato da continue innovazioni. Il tema sarà centrale nel panel in programma il 7 maggio alle 10, intitolato “Come capitalizzare l’intelligenza di un ecosistema economico? La lezione dell’industria spaziale italiana”.
«Il nostro modo di lavorare è aggregante, per essere di stimolo alla crescita di tutto l’ecosistema. Come succede in molti settori, la grande azienda non ha in mano tutto il processo, ma lavora con una rete di imprese che forniscono prodotti e servizi. Ha il compito di dettare la visione a tutto l’indotto, indicando le vie di crescita. Vogliamo che la filiera sia competitiva anche senza di noi, ma che lo sia grazie a noi: essere il traino di un sistema comporta investimenti, ma crescere insieme aumenta il benessere di un’intera comunità», spiega Walter Cugno, Vice Presidente del Dominio Esplorazione e Scienza di Thales Alenia Space e responsabile del sito aziendale di Torino. Sarà tra i relatori del convegno e proverà a mettere a confronto il settore spaziale con quello edile, alle prese con la sfida della digitalizzazione e della transizione ecologica.
«Niente è più sostenibile di quello che facciamo: le risorse nello spazio sono poche e vanno usate al meglio. Progettiamo per la massima efficienza con il minor consumo possibile – prosegue –. Tutte tecnologie ben utilizzabili anche sulla Terra, non è un caso se il nostro motto è Space for life: usare le innovazioni per lo spazio per migliorare la vita sul Pianeta».
Pionieri della produzione off-site, costruita sulla Terra e assemblata nello spazio, oggi il settore ha fatto più di un salto tecnologico: l’assemblaggio della stazione spaziale lunare non sarà opera dell’uomo, ma dei robot. «In futuro stiamo pensando a come produrre direttamente nello spazio usando le risorse lunari e a come riutilizzare il gran numero di “rifiuti” spaziali, come i satelliti a fine vita: materiali nobili e componentistica elettronica si possono recuperare e riutilizzare».
Dall’economia circolare applicata all’aerospace al comfort abitativo, non è difficile cogliere i punti di contatto tra settori apparentemente diversissimi. «Oggi le stazioni spaziali sono abitate quasi esclusivamente da equipaggi con grande competenza e profondi percorsi di training, dunque ben addestrati anche alle situazioni più estreme. Ma anche per loro una permanenza prolungata lontano dalla Terra può avere un impatto psicologico da considerare tanto quanto le questioni tecnologiche e ingegneristiche quando si progettano gli spazi. Il comfort e la qualità della vita nei moduli spaziali influenzano chi li abita oggi e chi lo farà, magari per tempi ancora più lunghi, in futuro. Credo però che questo approccio multidisciplinare e questa visione human-centric valgano allo stesso modo per chi progetta edifici, quartieri e intere città sulla Terra».