Mercoledì 19 marzo 2025
Dal progetto al cantiere per la costruzione di un’architettura davvero circolare
La prima fase della creazione di un edificio è la progettazione, ma la seconda è il processo di costruzione in cantiere, che ancora oggi, troppo spesso, segue un approccio lineare, in cui i materiali vengono lavorati attraverso processi industriali e impiegati in metodi costruttivi che non prevedono il loro recupero, trasformandoli in rifiuti. Elma Durmisevic, Head of the 4D Architects office di Amsterdam, definisce questi scarti «errori di progettazione» che devono essere eliminati. La sua idea di “architettura circolare”, che coinvolge approcci come il design for disassembly, la costruzione a zero rifiuti e l'impatto che il settore delle costruzioni ha sull'ambiente naturale, ha l’obiettivo di costruire un’economia circolare nel settore edilizio. Questo tema sarà al centro del dibattito di REbuild con la conferenza “Miniere urbane e cicli integrati: l'economia circolare entra nelle costruzioni”, in programma il 7 maggio alle 14:30 che vedrà Durmisevic tra i relatori.
«La mia percezione è che dobbiamo cambiare il modo in cui guardiamo all’ambiente costruito: non una configurazione statica composta da strutture fisse, ma un'idea più dinamica, che considera gli edifici come entità in continua evoluzione, veri e propri monumenti flessibili del futuro, aggiornabili e adattabili. Questo passaggio è essenziale per comprendere le prestazioni future degli edifici e dei materiali utilizzati».
La progettazione deve tenere conto della capacità di un edificio di adattarsi nel tempo a nuovi usi. Allo stesso tempo, i materiali devono essere assemblati in modo tale da poter essere recuperati e riutilizzati, ma devono essere anche semplici e facilmente separabili nel processo di upcycling.
«In questo approccio, il processo costruttivo è importante tanto quanto il progetto: un cantiere deve essere in grado di gestire i materiali secondo una logica di riuso e riciclo fin dall’inizio del progetto. Oggi molte industrie utilizzano componenti e sistemi prefabbricati, ma i loro processi sono unidirezionali: i materiali escono dalle fabbriche, ma non rientrano. Dobbiamo invece lavorare affinché questi materiali possano tornare nei processi produttivi, attraverso un flusso circolare – conclude –. Possiamo parlare di economia circolare nell’edilizia solo quando l’industria delle costruzioni accetterà questa responsabilità, aprendo le sue porte due volte: la prima quando i prodotti escono dalla fabbrica, la seconda quando vengono recuperati dagli edifici per essere riutilizzati. Questo, ovviamente, richiede investimenti significativi da parte dell’industria, nuovi spazi di lavoro e un cambiamento strutturale nella gestione della produzione».