Mercoledì 30 maggio 2018

La 7^ edizione di REbuild raccoglie l’investimento di 6 anni di innovazione della community più avanzata d’Italia. Da un lato Soluzioni industrializzate per riqualificare l’Italia a costi bassissimi capaci sia di assicurare sismicamente il patrimonio nazionale che di adeguarlo agli obiettivi della COP21 di Parigi

“In questa edizione stiamo esplorando nuove funzioni per accompagnare il processo di trasformazione dell’edilizia”, ha esordito Thomas Miorin. “La crisi dell’edilizia è strutturale, il settore invecchia, c’è un nuovo mercato che sta nascendo che però è ancora fragile e va accompagnato. Questa edizione di REbuild non punta a nuovi proclami, ma a presentare la concretezza di progetti pilota, i numeri di business model che funzionano e casi realizzati di un nuovo modo di costruire. La via d'uscita è l’edilizia industrializzata che produrrà benefici e margini.”.

Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club, ha sottolineato come la decarbonizzazione, tema 2018 di REbuild, è tema centrale per tutti i paesi che dovranno, entro l’anno, presentare un programma clima energia con gli obiettivi e gli impegni che s’intendono rispettare per ridurre le emissioni di CO2. “La scadenza mondiale obbliga l’Italia a fare i conti non solo sulle rinnovabile, ma a chiederci dove vogliamo andare, quali approcci metodologici dobbiamo inserire in un settore restio al cambiamento, come quello dell’edilizia”. La decarbonizzazione può far ripartire l’edilizia. “L’esperienza olandese di Energiesprong ci dice che si possono dimezzare i costi. Possiamo moltiplicare così per tre volte gli edifici da riqualificare” . E’ un passaggio fondamentale, perché questi processi di innovazione non si arresteranno, se non saranno le aziende italiane a cogliere l’opportunità lo faranno le aziende estere.

Ezio Micelli, presidente del Comitato Scientifico di REbuild, ha affermato che non è facile affrontare un tema come la decarbonizzazione. “Il settore dell’ambiente costruito è chiamato ad una radicale discontinuità. L’innovazione o è radicale o è inadeguata. Non è cambiando gli infissi che riusciamo a cambiare; dobbiamo pensare alla riqualificazione complessiva del patrimonio. Le tecnologie oggi ci sono”. Importante è pensare all’innovazione non come appannaggio di elites, ma come un processo di rigenerazione di massa del nostro patrimonio. Sono 17milioni le unità immobiliari costruite prima del ‘71 su cui si deve intervenire.

“Dobbiamo pensare ad una propagazione sistemica di questi fenomeni – ha concluso Micelli - ecco perché abbiamo messo a confronto domanda e offerta, chi offre tecnologia con chi la compra, in due sessioni una con Coima e una con NH Hotels”.

Mark Farmer, autore del report “Modernize or Die”, e ospite della plenaria di chiusura ha presentato un’analisi del settore in generale con un excursus sull’Italia. “La forza lavoro invecchia, e i giovani oggi scelgono altri settori; anche in Italia avviene ed entro 2020 il 20% dei lavoratori del settore delle costruzioni avrà più di 55 anni. Dobbiamo coinvolgere i giovani e mostrare che le costruzioni possono essere un’opportunità, ma c’è bisogno di nuovi modelli di produzione e di modernizzazione. Possiamo cambiare il processo unendo manifattura e costruzioni e promuovendo la digitalizzazione del settore. Il BIM può essere un facilitatore: consente design digitale, produzione e assemblaggio in modo diverso rispetto alle costruzioni tradizionali. Il settore offsite deve imparare dai problemi che l’industria tradizionale ha avuto e crescere in modo sostenibile anche con l’aiuto di precise misure pubbliche di sostegno”.

REbuild riprenderà a Milano, il 2 ottobre, nel suo secondo appuntamento annuale il discorso lanciato da Farmer sulle policy:  quali funzionano e quali mettere in atto,  per uscire dalla crisi, dopo aver sperimentato il suo modello di transizione in Inghilterra, Nuova Zelanda, Australia.

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