Thursday, April 4, 2024
Rigenerare l’edilizia storica. La dimensione green come valore anche per gli edifici del nostro passato. Il punto di vista del professore Francesco Trovò dello Iuav di Venezia.
L'ultimo censimento effettuato risale al 2012, in quell'occasione è emerso che il patrimonio immobiliare antecedente al 1945 contava 3,2 milioni di edifici. Oltre a questi, riferendosi al patrimonio costruito di interesse documentale e identitario del nostro Paese, andrebbero considerati anche alcuni immobili degni di nota realizzati negli anni Sessanta e Settanta, che fanno ulteriormente salire il numero. Di fronte a questi numeri, si capisce l'incidenza relativa rispetto alle finalità di efficientamento energetico dei circa 200mila edifici vincolati, che da un lato sono ascrivibili a forme di deroga rispetto a certi obiettivi, in modo da preservare la dimensione di tutela, ovvero costituire casi di riferimento per buone pratiche.
Come intervenire in un contesto così ricco e significativo per garantire il rispetto della Direttiva Casa Green dell'Unione Europea e come allineare questa tipologia di costruito all'obiettivo della riduzione dei consumi entro il 2030? Se, da un lato, gli edifici storici soggetti a vincoli monumentali potranno beneficiare di deroghe, come bisognerà agire sulle altre costruzioni? Sarà questo il focus del convegno Rigenerare l’edilizia storica. La dimensione green come valore anche per gli edifici del nostro passato, in programma il 14 maggio alle 16,00 a REbuild.
«Questa edilizia, benché non vincolata dal punto di vista monumentale, – spiega il professor Francesco Trovò dell'Università Iuav di Venezia, specializzato in conservazione e restauro e relatore del convegno di REbuild – costituisce il nostro paesaggio, l'edilizia rurale, i borghi e i centri storici che hanno reso celebre nel mondo il nostro Paese. Uno strumento utile per intervenire in questi contesti, è certamente il protocollo per l'edilizia storica, Historic Building, elaborato dal Green Building Council, che rappresenta un'indicazione su come procedere nei confronti dell'edilizia storica. Ma se il valore iniziale è identitario e storico-artistico, bisogna capire in che modo questa istanza possa essere concorrente in modo virtuoso con l'altra istanza, quella dell'efficientamento».
Per il docente è necessario trovare buone pratiche che possano tenere insieme entrambe le esigenze, così da soddisfare i valori tradizionali di un territorio insieme a quelli ecologici. «Per altro i “valori green” – sottolinea – influiscono sul valore patrimoniale, così come emerge dagli studi più recenti presentati anche a REbuild». Nel corso del convegno verranno illustrate buone pratiche e processi virtuosi, oltre a tecnologie innovative applicabili da imprese edili e artigiane per essere più competitive sul mercato.
«Insegno restauro – conclude il professor Trovò – e credo che ci siano tutti gli strumenti per consentire non solo la conservazione degli immobili storici, ma anche la loro diponibilità per le generazioni future. Questa disciplina non deve essere confinata agli edifici monumentali, ma deve essere utile per quell’edilizia diffusa che non è soggetta a vincoli di protezione. L’obiettivo è che questo sistema valoriale possa trovare una conferma nel presente e per il futuro».