Monday, January 15, 2024
“Se non ora, quando?”. Il senso di urgenza davanti all'emergenza ambientale è diventato una chiamata alle armi, che coinvolge tutti i settori industriali. Con l'accordo raggiunto lo scorso dicembre alla Cop28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Dubai, per la prima volta il riscaldamento globale è stato ufficialmente associato all'uso dei combustibili fossili. Tanto che la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha ribadito non solo che adesso si entra nell'era "post-fossile", ma soprattutto che bisogna triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l'efficienza energetica. Tutto entro il 2030.
«La responsabilità nell'affrontare la transizione energetica è finalmente entrata in uno scenario condiviso - spiega Ezio Micelli, ordinario di Estimo presso l'Università IUAV di Venezia e presidente del Comitato Scientifico di REbuild -. L’urgenza è massima ma, a differenza del passato, c’è una nuova e vera attenzione ai temi della sostenibilità. Il gotha del capitalismo ha iniziato a capire e affermare che si può fare. Occorre sfruttare bene il momento. Per questo, la prossima edizione di REbuild, l'evento di Riva del Garda in programma per il 14 e 15 maggio, che storicamente ha fatto dell'attenzione all'impatto ambientale e ai temi energetici un elemento di confronto e di evangelizzazione culturale, lancerà un messaggio molto chiaro. Values drive value, i Valori generano valore. L’attenzione all'impatto ambientale e la complessiva decarbonizzazione vanno inseriti in un processo green, che riguarda tutti gli attori della filiera e che va letto non come un costo, ma un'opportunità di sviluppo».
Quali sono gli elementi indispensabili per innescare un processo di rigenerazione diffuso in Italia?
La prima parola chiave è l’integrazione. Occorre mettere a sistema la filiera. Esperienze, competenze e innovazioni devono essere condivise e messe a fattor comune. Ma, soprattutto, occorre allineare l'industria delle costruzioni ai valori condivisi di attenzione alla riduzione delle emissioni e far comprendere, a tutti i livelli della catena, come la riqualificazione rappresenti un’occasione irripetibile per generare valore. In secondo luogo, bisogna uscire dalla logica dei bonus a pioggia, per delineare una modulazione strategica degli incentivi, che devono funzionare come innesco e leva di trasformazione laddove un contesto di mercato poco performante renda necessario l’uso di un sostegno. Infine, c'è da risolvere il problema dei processi amministrativi. Troppo spesso la PA non sfrutta le innovazioni tecnologiche a disposizione nel comparto delle costruzioni per ragioni di tipo burocratico. Un vero controsenso, soprattutto a fronte del patrimonio enorme su cui è urgente intervenire.
Come si può agire, in presenza di un costruito così vario e con contesti che rappresentano sfide economiche, tecnologiche e sociali molto differenti?
Il percorso verso la decarbonizzazione non è lineare. Le nostre città sono palesemente popolate da un insieme di edifici con storie e prestazioni molto diverse, su cui c’è la necessità di intervenire in maniera puntuale, diversificata e strategica. Le tecnologie disponibili sono varie, dal deep retrofit alla demolizione e ricostruzione off-site e la disponibilità dei materiali è molto evoluta rispetto al passato. Basti pensare ai nuovi impieghi del legno. Il punto nodale, tuttavia, sta sempre nella capacità di trovare, in qualsiasi contesto, il giusto equilibrio perché l’operazione risulti non solo sostenibile, ma anche conveniente.
Quali problemi vede all'orizzonte che potrebbero rallentare l’innesco di un processo virtuoso di decarbonizzazione degli edifici?
Nei mercati più evoluti, appare chiaro come gli interventi più innovativi siano ad alta redditività. Abbiamo un'evidenza empirica su Milano, dove il valore di mercato accompagna la performance energetica. Questo è un primo messaggio che va lanciato con forza. Non sempre e non ovunque c’è bisogno di trovare sostegni al di fuori dei valori che l’operazione stessa di riqualificazione è in grado di generare. Al contrario, nei contesti in cui il mercato è più penalizzato, la presenza di una proprietà diffusa nelle mani di fasce di popolazione a bassa capacità di spesa rischia di mettere l’Italia in seria difficoltà rispetto ad altri Paesi. Qui, senza una visione di insieme e capace di farsi carico degli elementi di debolezza, si va inevitabilmente verso una transizione ingiusta, che discrimina chi non ha risorse per il retrofit e acuisce la polarizzazione economica e sociale. Un tema decisivo, soprattutto nelle piccole e medie città. Se nelle grandi aree urbane, infatti, almeno nel breve termine, la domanda sostiene l’offerta, laddove c’è meno pressione del mercato, una proprietà non riqualificata va incontro a una irrimediabile e immediata perdita di valore.
Guardando alla prossima edizione di REbuild, quali sono gli elementi di novità che la due giorni di Riva del Garda contribuirà a far emergere?
L’obiettivo che ci siamo posti come Comitato Scientifico è quello di mettere in evidenza le condizioni operative minime perché possano essere affrontate le grandi sfide della decarbonizzazione, della sostenibilità e della circolarità. Vogliamo mostrare e dimostrare come questo percorso di trasformazione sia un'opportunità economica. Lo racconteremo in maniera chiara e limpida per delineare come all'interno di diversi segmenti di mercato esistano percorsi non sussidiati dall'intervento pubblico e capaci di raggiungere i propri margini di guadagno e altri in cui al contrario è necessaria una strategia di sostegno. La sostenibilità è un'opportunità per tutta la filiera perché capace di restituire ottimi riscontri. Dobbiamo immaginarci che questo diventi un settore nuovo per un'edilizia nuova, che guarda alla trasformazione delle nostre città. Vogliamo ragionare prioritariamente sul costruito esistente e sul riuso, affrontando quelli che sono i luoghi della nostra vita e del lavoro per mostrare come il percorso di trasformazione verso la decarbonizzazione può permetterci di guadagnare e non rappresenta un puro costo. Stiamo entrando in una terra di opportunità in cui l'attenzione all'impatto ambientale può diventare un'occasione di crescita e sviluppo.